Tecnica degli Arpeggi

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TECNICA DEGLI ARPEGGI

Con il termine di arpeggio si definisce un elemento tecnico-musicale dei più congeniali alla chitarra consistente nel cavare dalle corde, con le dita della mano destra, i singoli suoni di un accordo. Di cosiddette “formule” ritmiche d’arpeggio è infarcita tutta la letteratura didattica classica, e il tempo sembra non avere scalfito la granitica idea che per giungere al virtuosismo nulla sia più efficace che un’assidua pratica giornaliera delle innumerevoli formule ideate da Carulli, Carcassi, Giuliani e tanti altri maestri.

In effetti, tale pratica può ritenersi fondamentale per i primi anni di studio, ma l’impronta strettamente ottocentesca delle formule classiche più adusate finisce per mostrare i propri  limiti quando lo studente, inoltrandosi nel repertorio tarreghiano e novecentesco, viene ad imbattersi in strutture armoniche arpeggiate più elaborate e destinate a svolgere nuove ed importanti funzioni musicali.

In base alla disposizione delle corde utilizzate, si possono distinguere arpeggi in forma stretta, interessanti corde contigue (Fig.l) e arpeggi in forma lata interessanti corde variamente dislocate (Fig.2).

Fig.2 - Regondi - Studio n.1. Arpeggi armonici in forma lata

Confrontando i due esempi da un punto di vista puramente “meccanico” appare evidente come l’esecuzione degli arpeggi in forma lata possa risultare assai più impegnativa che quella degli arpeggi in forma stretta dovendo le dita della destra modificare gli angoli d’attacco per attuare una più o meno repentina selezione delle corde da mettere in vibrazione.

Ora, mentre la forma stretta è pressoché la sola adottata in maniera quasi esclusiva nella letteratura classica, la forma lata, che fa la sua prima comparsa nelle opere di Regondi e di Tárrega, entra stabilmente nel repertorio chitarristico novecentesco non solo nelle strutture armoniche ma anche in quelle contrappuntistiche e nella melodia accompagnata, ponendo nuove e più vincolanti condizioni per l’impostazione basilare della mano destra.

Come infatti si può notare osservando le varie disposizioni accordali illustrate in Fig.3, il crescente spiazzamento delle dita im verso le corde basse (dal n.2 al n.5) non fa che accentuare la loro curvatura fino ad impedire la possibilità di effettuare tocchi di spinta come il teso o l’appoggiato consentendo unicamente rischiosi attacchi di trazione frontale dal pessimo esito dinamico e timbrico.

Fig.3 - Disposizioni accordali e arpeggiate in forma stretta e lata.

Per evitare tale inconveniente, occorre che le dita risultino sempre alquanto distese, pronte a passare in maniera istantanea da una forma di arpeggio stretto a una forma di arpeggio lato con qualsiasi tipo di tocco (Fig.4).

Esercizi di arpeggio

Per lo sviluppo della precisione e della velocità della mano destra è estremamente utile l’esercizio degli arpeggi non solo in forma stretta ma anche in forma lata. A fronte di numerosissime raccolte di formule strette,[1] risultano pressoché inesistenti specifiche raccolte destinate alla pratica delle formule a corde late, se si esclude il breve testo Quattro studi giornalieri nel quale sono compendiate tutte le varie disposizioni accordali aperte delle dita (Fig.5).[2]

Fig.5 - Quattro studi giornalieri. Arpeggi in forma lataUn ultimo importante aspetto tecnico da non sottovalutare concerne la regolarità della scansione ritmica delle formule che, per ragioni di natura fisiologica, può talvolta risultare difettosa, soprattutto qualora in una lunga frase arpeggiata sia richiesto una rilevante fluttuazione dinamica tra un piano e un fortissimo.[3]

Esercizi specifici e di grande efficacia finalizzati al raggiungimento di una perfetta regolarità di scansione e modulazione dinamica figurano nelle lezioni XV e XVI del testo L’arte della mano destra. [4]


[1] Oltre all’Op.1di Mauro Giuliani, M.Storti: SCUOLA DELLA CHITARRA, vol.II: 12 Lezioni di tecnica superiore, Lez.IV  (Carisch) e La nuova tecnica degli arpeggi (Casa Musicale Eco).

[2] M.Storti: SCUOLA DELLA CHITARRA, vol.II: Quattro studi giornalieri (Carisch).

[3] Paradigmatico è il caso del tremolo che richiede un’impeccabile regolarità di scansione e un rilevante gioco dinamico.

[4] M. Storti, L’arte della mano destra (Carisch).