Segovia alla Sua Chitarra

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SEGOVIA, ANDRES 1963La sala è davanti a me, immensa, affollata… Quanti saranno? Quasi tremila o forse più… quanta gente è venuta qui per te, chitarra mia! Penso a tut­ti quei giovani che sono accorsi e che il tuo canto affascina anche quando accompagna cerimonie meno nobili di questa …  600.000 adoratori nel solo Giap­pone, raggruppati in clubs, ti riveriscono! E così più o meno per tutto il vasto mondo.  

Non era così quando dal fondo della mia Andalusia, decisi di dedicarmi a te: altro non eri, in verità, che l’umile e familiare accompagnatrice delle feste popolari. Nessuno mi presentò a te, e durante la mia giovinezza ho dovuto essere maestro e allievo di me stesso. Con un po’ di coraggio e molto amore, mi sono lanciato, entusiasta, alla tua scoperta.

A volte, mi sono sentito solo come Robinson sulla sua isola e ahimè, senza l’ombra di Venerdì! Tutto era da fare o da rifare, perché la tua gloria di un tempo era caduta nell’oblio. Un magro repertorio, oltre a quello dei vihuelisti e ad alcuni pezzi originali. Ho frugato negli archivi del liuto, del clavicembalo, del violino, del violoncello e persino in quelli del quartetto a corde ed ho trascritto tutto quel che si poteva onestamente trascrivere, seguendo una mia regola d’oro di non affidare alla chitarra che ciò che da essa può essere tradotto migliorando le versioni originali.

Così ho l’ardire di pensare che la Ciaccona di Bach suoni meglio sulle tue sei corde che non sulle quattro del violino e che posso far cantare la Sarabanda per violoncello dello stesso autore con una maggiore varietà di timbri che non un violoncellista. E’ grande audacia, lo riconosco …

Invogliati dal tuo successo, molti compositori contemporanei hanno scritto per te ciò che oggi costituisce un notevole repertorio di oltre 300 pezzi, qualcosa come 28 long-playings che ho incisi fra una tournée e l’altra. Tu ed io, chitarra mia, abbiamo girato il mondo in lungo e in largo, senza tregua, senza perderci d’animo; ogni volta che mi è stato possibile, ho parlato di te e posso ora con fierezza affermare che ho veramente propagato il tuo culto.

Oggi esistono una tradizione ed una scuola mondiale: la chitarra si insegna quasi ovunque. Dico quasi, purtroppo! Mi torna alla mente quella battuta di Strawinsky che mi incoraggiava a suonare in grandi sale:” Non temete: la sonorità della chitarra non è molto potente, ma giunge lontano…”. Possa essa giungere fino alle orecchie dello stimato Direttore del Conservatorio di Parigi e indurlo ad aprirti la porta in una delle sue classi!

Un giorno, qualcuno mi chiese se tu avevi come il violino un’«anima» (quel listello di pino inserito fra le due tavole) ebbene no, strumento senza anima, diciamo pure con orgoglio che ti ho prestato la mia, a tal punto che quando ti stringo a me, confondo i palpiti del mio cuore con certe tue note vibrate che a volte sembrano singhiozzi… Guarda, tutta questa gente: il concerto è finito, ma nessuno si muove; sono decisi come assedianti e ti vogliono ancora, ansiosi di riascoltarti, e non posso biasimarli, se anch’io dopo tanti anni passati in tua compagnia, non sono ancora stanco di te, e sento che non lo sarò mai…”.

Bernard Gavoty, Le figaro, 1966