Premessa

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Esempio di lettura di una scheda.

I – Tocco sulle corde a vuoto. Lo studio inizia in contemporanea sul Primo libro e sul Nuovo metodo seguendo l’ordine degli esercizi dal n.1 al n.26 e dal n.01 al n.10.

II – Note in prima Posizione. Lo studio prosegue solo sul Primo libro dal n.27 al n.64 per  proseguire poi solo sul Nuovo Metodo a partire dal n.11 e in contemporanea iniziando lo studio dei numeri da 1 de L’Ora di chitarra e  Estudiantina.

NOTA SUL REPERTORIO DIDATTICO

Lo studente che voglia seguire un corretto e completo iter formativo deve poter disporre di un apparato metodologico che contempli in maniera equilibrata lo sviluppo dell’abilità manuale, dell’intelligenza musicale e della sensibilità artistica.

Una chiara distinzione fra questi tre aspetti può servire a chiarire la ragione per cui nel progetto didattico ragionato SCUOLA DELLA CHITARRA venga dato tanto spazio al repertorio didattico solistico e d’insieme. Se la graduale acquisizione dell’abilità manuale è resa possibile da un’assidua pratica degli esercizi contenuti nei numerosi testi di tecnica, per lo sviluppo dell’intelligenza musicale e della sensibilità artistica non v’è altro da fare che applicarsi con altrettanta assiduità allo studio di un cospicuo e vario repertorio didattico le cui pagine siano come tante finestre da aprire sul più ampio e variegato panorama musicale.

Posto come fondamentale principio metodologico che ogni nuova acquisizione tecnica deve trovare un’immediata e adeguata applicazione musicale, il principio logico di ordine superiore che ne consegue è che ogni nuovo  brano proposto allo studente non deve avere un grado di difficoltà superiore alle sue attuali capacità.

Cedere all’impulso di tentare l’approccio al pezzo “bello” e lungamente desiderato (vuoi il Capriccio arabo, Asturias, una Fuga di Bach, le variazioni sul Flauto magico,ecc.) o come spesso accade, studiare unicamente i brani per gli esami significa condannarsi a un dilettantesco e accanito lavoro di demolizione di difficoltà superiori alle proprie forze, con grave e dispendioso investimento di tempo. Quale altro strumentista impiegherebbe anni per impadronirsi di pochi studi, di un tema con variazioni o di una Fuga di Bach? Se ciò si verifica molto spesso per il chitarrista, significa che nel suo percorso di apprendimento esistono gravi lacune di fondo che possono essere principalmente quattro:

  1. Difficoltà di lettura. Da un programma logico di studio che pretenda procedere gradualmente dovrebbe risultare che se un bravo principiante può leggere degnamente, in una settimana, un pezzo di poche righe, uno studente del II anno dovrebbe saper decifrare altrettanto degnamente, in una settimana, una pagina intera. Analogamente, uno studente del IV anno almeno due pagine; uno studente del V tre pagine e così via, fino allo studente del corso medio/superiore che dovrebbe essere in grado di decifrare nello stesso arco di tempo, cinque o più pagine.
  2. Carenze tecniche. Quando non siano da addebitarsi a limiti  di natura  fisiologica, esse non possono derivare che da una pratica limitata, disordinata o lacunosa degli esercizi melodici, armonici e contrappuntistici adeguati alle varie  tappe di studio. Giova sottolineare l’importanza di insistere sugli esercizi concernenti legature, barré, arpeggi, accordi, salti di Posizione fino a raggiungere o quanto meno approssimarsi a velocità metronomiche elevate. Vale il principio che l’utilità di un dato esercizio può venir  meno solo quando la sua esecuzione sia diventata facilissima.
  3. Carenze del senso della forma. Suonare un brano musicale senza conoscerne a fondo la struttura formale, con le conseguenze di ordine agogico, dinamico e timbrico che ne conseguono sul piano espressivo, non può che generare un’esecuzione “dattilofonica” priva di senso e più che mai priva di pregio artistico.
  4. Immaginazione e senso poetico. La musica  può  raccontare,  descrivere, cullare,  far ridere, far piangere, far danzare, far sognare, infondere paura o coraggio, suscitare ricordi o semplicemente, come dice Honegger, … “arredare il tempo”: non occorre scomodare Platone: questa è la nostra esperienza di ogni giorno. E’ compito  dell’interprete sensibile cercare di scoprire l’anima segreta della pagina musicale per appropriarsene e svelarla, con tutti i mezzi della magia strumentale, a chi l’ascolta.