Modena e Romolo Ferrari

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Masteringthestrings.it - Romolo FerrariBenché allontanato dalla natia Modena all’età di otto e trapiantato in altra lontana landa, per un curioso gioco del destino mi fu data la possibilità di conoscere da vicino il vivace mondo chitarristico modenese sul finire degli anni cinquanta quando, in occasione delle vacanze scolastiche soggiornavo per lunghi periodi presso i miei numerosissimi parenti, cittadini e campagnoli modenesi e nonantolani. Nel pieno delle mie vicende di solingo autodidatta sedicenne, passavo lunghi pomeriggi in quella Rua Freda dove i Fratelli Masetti avevano un fresco laboratorio di liuteria.

Fra un Capriccio arabo e una Frescobalda si andava costruendo, insieme a splendide chitarre classiche, il primo liuto di Mirko Caffagni e si parlava delle prodezze di Enrico Tagliavini sul Terremoto di Legnani e di un mitico chitarrista modenese di nome Giorgio Balboni che, armato di un’unghia metallica al pollice, suonava delle vertiginose Variazioni sulla Molinara dello stesso.

Fu colà che, per la prima volta, mi fu resa nota l’esistenza delle corde di nylon e venni a conoscenza di due preziosi indirizzi: via Selmi, 41 e Viale Tassoni, 50. Il primo era quello di un magazzino di proprietà di un certo Cav. Berlini Benedetto, stracolmo di spartiti per chitarra di tutte le edizioni allora esistenti, ove potei toccare con mano per la prima volta le opere a stampa di Tárrega, di Segovia, di Llobet, di Pujol, di Sagreras e di Villa-Lobos. Il secondo indirizzo era quello della villetta dove viveva “il Professore” ossia il maestro Romolo Ferrari.

Credo di non avere avuto più di tre incontri con lui, uomo dalla figura imponente e dall’aria severa ma estremamente cortese. Il primo ebbe luogo in una stanza nella quale, seduto ad un grande tavolo egli era intento a stendere la partitura di un Concerto mentre in un angolo, un allievo non più giovanissimo suonava lo Studio in Fa maggiore del metodo di Carulli.  Ricordo vivamente l’attimo in cui, senza cessare di scrivere e senza volgere lo sguardo allo studente che sbagliava si lasciò sfuggire un sonoro “Si bemolle!”, cosa che ovviamente suscitò in me un effetto di stupita  ammirazione.

Masteringthestrings.it - Siegfried Beherend

Siegfried Beherend

Il secondo incontro avvenne una domenica pomeriggio quando, dietro suo invito, ebbi l’occasione di ascoltare il suo ventisettenne ma già famoso ospite Siegfried Beherend in una folgorante esecuzione della Farruca di De Falla, al termine della quale il Professore, ammirato, mi espresse la convinzione che quel giovane avrebbe col tempo superato Segovia!

Un terzo incontro, anch’esso per me memorabile, ebbe luogo nello studio stracolmo di libri e spartiti ubicato al piano seminterrato della villetta dove mi fece ascoltare alcuni “78 giri” fra i quali un’incisione di Miguel Llobet dello Studio in Si minore di Sor che ascoltai con grandissima emozione.

Al momento del congedo mi parlò dei Congressi Chitarristici che era solito organizzare in diverse città e, in particolare, di quello che stava preparando in quel momento a Norimberga. Purtroppo non mi fu più data un’altra occasione per rivederlo ma alcuni anni dopo, ricevendo in dono da un anziano chitarrista bolognese il Dizionario dei chitarristi e liutai italiani insieme con una consistente raccolta di numeri della rivista La chitarra, ebbi modo di conoscere l’affascinante e movimentata storia di un “piccolo mondo antico” chitarristico nel quale un indimenticabile mio concittadino, Romolo Ferrari, aveva giocato insieme a pochi altri, un ruolo di rilevante importanza per la vita del  nostro strumento.