Chi non ricorda il primo emozionante momento nel quale, imbracciando in maniera maldestra una chitarra casualmente caduta fra le braccia, si provò ad accarezzarne le corde per tentare di trarne i suoni di un motivo preferito? Il senso di esaltante commozione che ci pervadeva era quello di chi si trovava ad oltrepassare il recinto che separava chi ascolta la musica da chi la crea.
E ciò grazie a sei corde tese sul manico di qualche povera “scatola” di legno! Da quel momento la chitarra diventava parte integrante ed essenziale della nostra esistenza, pronta a soddisfare, da ubbidiente e “umile ancella della musica” le nostre più o meno nobili ambizioni che si potevano misurare su un “ventaglio” che andava da una bassa pratica di accompagnamento delle canzonette alla pratica alta di un preludio di Tárrega o di una gavotta di Bach.
Se, come diceva Segovia: “La musica è un grande oceano infinito, e gli strumenti non sono che piccole isole”, un alto castello cinto da tre anelli di mura sorge sull’isola della chitarra e, intorno al primo anello, brulica una folla di assedianti disarmati. Oltre la prima cerchia di mura tanti esausti assalitori e pochi ardimentosi che non cessano di cimentarsi accanitamente nel tentativo ambizioso di conquistare la rocca.
E’ vero, come diceva ancora Segovia, che “La chitarra è generosa con chi le dà molto e avara con chi le dà poco” ma (questo è il problema!) anche a chi si accontenta del poco, l’umile ancella può procurare grandi soddisfazioni! La chitarra è esigente solo nella misura in cui è esigente con se stesso colui che la pratica.
Puoi soddisfare le tue ambizioni musicali e culturali accontentandoti di star seduto fuori dal castello cantando gioiosamente seduto sul prato e intorno ad un falò le canzoni dei boy-scouts; oppure puoi volerti spingere oltre la prima cerchia di mura e suonare per pochi amici Giochi proibiti, Feste lariane o una Sonatina di Giuliani. Puoi infine, mirando più in alto, tentare l’assalto alla rocca “scalando” le più ripide mura dei Bach, dei Llobet, dei Barrios, dei Rodrigo, dei Ponce e dei Castelnuovo-Tedesco.
Poiché non si deve mai rinunciare alla speranza di innalzare il proprio livello culturale (è possibile che l’appetito venga mangiando!), occorre evitare l’errore di intraprendere disarmati quello che potrebbe rivelarsi, passo dopo passo, un cammino lungo e difficile. L’autodidatta disinformato corre indubbiamente i pericoli maggiori ma non meno pericoli può far correre ad un principiante un insegnante disinformato.
Per superare con successo l’ultima cinta muraria del castello chitarristico non sono più sufficienti le sole vetuste scale di legno: “il Carulli” compie ormai 200 anni!
E poi, siamo certi che Giuliani non avrebbe trovato alcuna difficoltà a suonare i Tre pezzi spagnoli di Rodrigo?