Non v’è metodo per chitarra che nelle prime pagine non presenti un’immagine della mano sinistra sul manico, quasi sempre in prima posizione, posta a suggerire una sua corretta impostazione. Se si considera che tale immagine non rappresenta che l’attimo fuggente di una gesto di cui non si conosce né il prima né il dopo, la parola impostazione risulta del tutto fuorviante. Sarebbe più appropriato parlare di un assetto basilare della complessa gestualità strumentale.
Confrontando le 3 immagini che rappresentano l’assetto basilare ottimale della mano sinistra consigliato tanto dai Maestri dell’Ottocento che da quelli Novecento, risulta evidente che per conferire alla mano l’evidente disposizione supina occorre effettuare una una decisa e alquanto forzata rotazione dell’avambraccio (Fig.7).
Per un principiante alle prese con il primo repertorio classico ottocentesco, assumere e mantenere un tale assetto non può che risultare faticoso e privo di un’effettiva utilità essendo i pezzi, soprattutto se in prima posizione, ben eseguibili anche con un assetto “più comodo” come quello obliquo rappresentato in Fig.8, tipico di un generalizzato approccio dilettantesco alla chitarra.
In realtà si tratta di una comodità solo apparente in quanto, malgrado il ridotto campo d’azione, un minimo scartamento delle dita oltre i tre tasti, richiederebbe sempre un fastidioso sforzo di divaricazione della mano.
Con la mano in assetto frontale il campo d’azione si allarga a quattro tasti (Fig.9) e la divaricazione delle dita risulta del tutto naturale per effetto della loro distensione “a ventaglio”.
Così spiegati e avvalorati i dettami dei grandi Maestri, occorre ora ricercare gli espedienti più efficaci per indurre i giovani e giovanissimi apprendisti ad assumere l’assetto corretto della sinistra malgrado essso non sia ancora richiesto dal repertorio in gioco. Qui più che mai vale rammentare il pensiero del Maestro francese Arnaud Dumond :
“Lo scoglio principale della pedagogia chitarristica risiede senza dubbio nella difficoltà di far passare le eccezioni prima delle regole, nel formare delle mani in vista di prodezze rare o di posizioni particolari quando ancora le basi di una pratica stabile e agevole non sono assicurate”.
Lo scoglio al quale si accenna, compare immancabilmente quando, ad un più avanzato livello di studio, si manifesta la necessità di ri-convertire una mano avvezza per anni ad agire nella posizione “comoda” in una mano recuperata ad un assetto corretto e pienamente funzionale.
Per comprendere la difficoltà di attuare una tale trasformazione occorre considerare l’effetto che la pratica martellante di tastare le corde, protratta per un certo tempo, finisce per produrre all’estremità delle dita, ossia la formazione di solchi più o meno profondi sulle superfici callose dei polpastrelli che sono in grado di condizionare, con la loro direzione, il gioco delle sensazioni tattili esplorative (Fig.9) determinanti nella formazione delle figure.
Circa le modalità per effettuare la correzione dell’assetto difettoso illustrato in Fig.8 è da scartare a priori quella semplicistica di accentuare, quando sia necessario, la supinazione della mano, in quanto ne risulterebbe una maggiore curvatura delle dita e la variazione degli angoli di contatto fra i polpastrelli e le corde, cosa che farebbe venir meno il senso di sicurezza già acquisito in precedenza.
D’altro canto, se la via del ragionamento o dell’imposizione può difficilmente avere effetto su giovanissimi apprendisti, può averne su persone tenacemente determinate a superare uno alla volta gli ostacoli di un repertorio sempre più impegnativo, ma si tratta di un procedimento lungo e scarsamente produttivo al fine dell’acquisizione di una tecnica ad ampio raggio.
La migliore soluzione per evitare il problematico “scoglio” non rimane che la prevenzione, attuabile fin dagli inizi con il ricorso alla pratica di un repertorio che sia facile e piacevole ma, soprattutto, non eseguibile altrimenti che con una mano sinistra in perfetto assetto frontale. Malauguratamente un simile repertorio non esiste e pertanto è giocoforza impiegare, in alternativa, esercizi appositamente congegnati come quelli inclusi nei due testi qui di seguito indicati, da praticare quanto più precocemente e assiduamente possibile, tanto all’inizio di ogni lezione che prima o durante ogni seduta di studio allo scopo di evitare l’instaurarsi di un unico e radicato assetto difettoso della mano.
- Ghiribizzi in prima corda
Allo studente non viene richiesto di saper decifrare le note scritte al disopra del rigo, ma soltanto di riconoscere le diverse posizioni sulle quali collocare il primo dito della mano sinistra per creare la figura di allineamento 1—- 4 da trasportare lungo tutto il manico. Tale pratica risulta estremamente utile per impostare il corretto assetto frontale della mano e conferirle, allo stesso tempo, forza ed elasticità.
L’esecuzione della seconda voce con le più semplici formule di arpeggio consente di muovere i primi passi nella pratica armonica di accompagnamento (Fig.10). Oltre alla grande utilità tecnica, questi esercizi dal piacevole e istruttivo carattere musicale, producono nello studente un positivo e stimolante effetto psicologico.
Ogni esercizio può venire eseguito anche su qualsiasi altra corda adeguando gli accordi da arpeggiare alla diversa tonalità (Fig.11).
- Il dominio delle corde.
Numerosi esercizi della Lezione I presentano la figura di allineamento 1— 4 che obbliga la mano all’assunzione di un persistente assetto-base frontale.
Per prevenire l’affaticamento del braccio e della mano conviene praticare sempre un breve stacco ad ogni cambio di Posizione, allentando la pressione delle dita senza tuttavia staccarle dalla corda (Fig.13).
Varianti con legature.
A partire dalla quinta corda, la presenza delle legature discendenti impone al dito che le effettua l’assunzione di un’adeguata curvatura, mentre quelle ascendenti hanno l’effetto di sensibilizzare la mano al gioco bilanciato delle forze tra le zone e estreme della mano, rinforzando quella ulnare.
L’esecuzione delle tre varianti con legature (Fig.14) richiede un costante e delicato aggiustamento dell’entità e della direzione delle forze in gioco a causa della diversa tensione delle corde e della loro distanza dal piano di tastatura nelle varie zone della tastiera.