Il Primo Contatto

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Il primo contatto con lo strumento assume per il principiante il carattere di un vero e proprio imprinting nel quale le sensazioni tattili hanno la più grande rilevanza e sono destinate a condizionare tutte le ulteriori acquisizioni tecniche. In un importante trattato di tecnica pianistica, si può leggere la seguente nota che, mutatis mutandis, è perfettamente trasferibile in ambito chitarristico:
“Il modo di prendere contatto col tasto [con la corda] domina tutti i problemi di virtuosismo trascendente e tutti i sottili problemi dell’estetica musicale. Il contatto iniziale non sarà dunque un contatto qualsiasi ma dovrà essere un contatto estremamente preciso, che non si contenterà di produrre una sonorità qualsiasi, o una velocità qualsiasi purché non vi siano note sbagliate. Fin dall’inizio la qualità sonora e la comodità del gesto dovranno condizionare la scelta dei mezzi tecnici. E’ nel momento in cui un aspirante professionista abborda gli studi trascendenti che può accorgersi se la sua tecnica è stata costruita su basi fisiologiche rigorosamente esatte. Per le composizioni di media difficoltà egli può ancora supplire agli errori di utilizzazione trasgredendo le leggi muscolari e articolari, ma negli studi che a causa della loro struttura tecnica o della velocità da attingere esigono un maggiore impegno, risulterà più difficile far fronte alle insufficienze tecniche”.
Se provate a chiedere ad una persona totalmente impreparata di suonare una corda a vuoto, accade immancabilmente che lungi dall’ immaginare di poterla spingere verso la tastiera o verso la tavola armonica, essa infili con grande naturalezza un dito fra due corde e ne agganci una per tirarla in fuori (Fig.1). Quando venga adottata da un principiante la scelta più o meno consapevole di tirare in su o peggio in fuori le corde viene col tempo a determinarsi, del tutto naturalmente, l’assunzione di una consolidata disposizione “a gancio” delle dita (Fig.2) che non consentirà mai di cavare dallo strumento la massima sonorità né di realizzare diversi livelli dinamici simultanei nelle strutture contrappuntistiche melodico-armoniche.Fig.1 – Attacco di trazioneUn insegnante o uno studente che sappiano guardare lontano e vogliano ricercare i fondamenti oggettivi sui quali impostare il primo contatto con le corde, sono tenuti innanzitutto ad abbandonare l’idea che la mano debba assumere e conservare una determinata postura pressoché fissa (che secondo alcuni avrebbe il merito di garantire funzionalità e sicurezza) per individuare e applicare, fin dal primo approccio, modalità di azione che siano in grado di assolvere contemporaneamente, con pochi gesti e con il minimo dispendio di energia, tre funzioni:

1. concatenare con rapidità e precisione figure di ogni forma e struttura, tanto melodica che armonica e contrappuntistica;
2. modulare plasticamente il gioco dinamico, dal pianissimo al fortissimo;
3. applicare agevolmente tutti i gradi della gamma timbrica.
Qualche semplice esempio sarà sufficiente per mettere a fuoco tali tre punti.

L’esecuzione del tratto melodico riportato nell’Es.1, caratterizzato da un delicato gioco dinamico, richiede l’impiego graduale e alterno di tre tipi di tocco, tali da consentire alle dita di effettuare una dislocazione rapida degli attacchi sulle quattro corde interessate e, allo stesso tempo, rendere agevole il progressivo incremento o decremento delle spinte di affondamento. A tal fine si impone l’adozione di un unico, stabile e preciso assetto mediano della mano: né troppo basso (favorevole agli attacchi in tocco libero) né troppo alto (favorevole agli attacchi in tocco appoggiato).

 Es.1 – M. Ponce - Sonata terza. Tocco libero, teso, appoggiato

Quanto all’assetto basilare più funzionale per l’esecuzione di strutture polifoniche, sia armoniche che contrappuntistiche, occorre considerare la differente disposizione, stretta o variamente lata, che le dita possono dover assumere di volta in volta.
Un assetto come quello illustrato in Fig.2 che, coerentemente con la Fig.1 mostra le dita ricurve in procinto di eseguire un accordo stretto, descrive una situazione di partenza che non potrebbe venire applicata a tutte le cinque disposizioni accordali qui di seguito illustrate senza dar adito a gravi limitazioni:

Es.2 – Differenti disposizioni accordali

1) nel primo esempio, battuta 1, l’esecuzione degli accordi stretti sarebbe possibile solo con un tocco libero di sonorità ovviamente contenuta per evitare effetti di “strappo”; inoltre, per la diversa curvatura di ciascun dito, i suoni potrebbero ben difficilmente risultare perfettamente simultanei e di identico livello sonoro;

2) nella forma arpeggiata della seconda battuta, la possibilità di applicare il tocco appoggiato dell’anulare o di qualsiasi altro dito risulterebbe attuabile solo grazie a periodici e repentini sbilanciamenti della mano. L’eventuale scelta di non impiegare il tocco appoggiato, che potrebbe far emergere una determinata voce, finirebbe per appiattire entro un livello debole e uniforme la dinamica dell’intero tratto;

3) negli esempi successivi, il graduale spiazzamento dell’indice e del medio verso le corde basse, non farebbe che accentuarne ulteriormente la curvatura aggravando la difficoltà di applicarvi un eventuale tocco di spinta, sia teso che appoggiato.

Considerazioni analoghe non sono meno valide per le strutture contrappuntistiche più complesse che, come nell’Es.3, esigono un ben differenziato gioco dinamico.

Es.3 – H.Villa-Lobos - Studio n.5 - frammento

La Fig.3 mostra in maniera inequivocabile l’assetto basilare, a dita distese, di una mano “maestra” che si voglia pienamente funzionale. Anche in caso di estrema dislocazione (Fig.4) con tale assetto le dita non giungono mai ad assumere una curvatura tanto accentuata da impedire quel tocco di spinta su cui si fonda, in definitiva, un’efficiente ed “economica” tecnica della mano destra.

Fig.3 – A.Segovia - assetto a dita distese     Fig.3 – A.Segovia: assetto a dita distese.                  Fig.4 – Julian Bream: assetto a dita distese.