Il Gioco Nascosto delle Mani (Parte II)

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PARTE SECONDA: Mano Sinistra
Se quanto osservato e detto sulla fisiologia della mano destra può trovare un’ovvia ed esatta corrispondenza nella mano sinistra, notevolmente peggiorate risultano le condizioni biomeccaniche poiché, come si può osservare confrontando le Fig.19 e 20, per allineare i polpastrelli della mano destra su una sola corda è sufficiente inarcare lievemente il medio, mentre per la mano sinistra è necessario inarcare in maniera assai più pronunciata tanto il medio che l’anulare.

Fig.19 - Mano Sinistra - Mano destra

Per analizzare a fondo le modalità operative della mano sinistra è necessario partire dalla considerazione che anche le più semplici composizioni per chitarra sono di carattere contrappuntistico (a differenza di quelle per strumenti melodici in genere) e pertanto richiedono la tastatura simultanea di più corde. Se la mano del violinista si può dunque paragonare ad un funambolo che cammina lungo una corda, la mano del chitarrista somiglia di più ad un mitico animale a quattro zampe costretto a danzare su una scacchiera senza che mai un sol piede cada fuori da una casella obbligata.

In altri termini, per eseguire un brano contrappuntistico occorre spaziare sul piano di tastatura in tutte le direzioni con le quattro dita aggiustando, istante per istante con rapidità e precisione, coordinate dinamico-spaziali estremamente variabili.

Per determinare le migliori condizioni di funzionalità della mano vanno individuati innanzitutto i limiti estremi del “campo di gioco” entro il quale possono spaziare le dita, limiti costituiti dalla prima e dalla sesta corda. Poiché ciascun dito può muoversi in modo indipendente, non sarebbe logico che un certo dito, collocato ad esempio sulla prima corda, debba attraversare la tastiera in tutta la sua larghezza per spostarsi sulla sesta (cosa che richiederebbe un ampio gesto di rotazione del polso);

affinché tale spostamento possa effettuarsi in maniera ergonomica e rapida è necessario che l’assetto basilare della mano sia tale che i polpastrelli risultino disposti lungo un asse ideale 1– 4 collimante con una retta posta “a metà campo” ossia sulla terza o la quarta corda (Fig.21).

Fig.21 - Allineamento basilare dell’asse digitale 1-- 4 sulla terza corda

A tale condizione, le dita possono dominare agevolmente tutto lo spazio della tastiera e andare a collocarsi sulle corde curvandosi o distendendosi al disopra o al disotto della linea virtuale “di metà campo” per realizzare anche le più intricate figure contrappuntistiche (Fig.22 e 23).

Fig.22-23 - Al disopra dell’asse basilare

Ciò premesso, va considerato che alla debolezza congenita dell’anulare viene ad aggiungersi quella del mignolo che malgrado la sua più esile struttura è chiamato a svolgere un assiduo lavoro. In effetti, per applicare alle corde un’efficace forza di pressione esso deve bloccare l’articolazione carpo-metacarpale semirigida 4d (Fig.1) che, oltre a possedere un grado di mobilità ancor più accentuato di quello dell’anulare, si trova dislocata ad una maggiore distanza dall’asse mediano della mano.

Dalla combinazione di tali fattori di natura strutturale risultano due effetti che non possono che incidere negativamente sulla precisione e la velocità del mignolo:

1) A causa della minore lunghezza della catena ossea, tale dito tende naturalmente a distendersi in linea retta quando il polpastrello debba raggiungere un tasto lontano, obbligando la mano a compiere una più o meno pronunciata rotazione in diagonale sinistrorsa dell’asse 1– 4 e soprattutto qualora si debba effettuare una legatura discendente (Fig.24).

Fig.24 - Disposizione in diagonale sinistrorsa dell’asse basilare 1-- 4

2) Diversamente dalla disposizione simmetrica dell’indice e dell’anulare della mano destra rispetto al medio (i m a), le dita della mano sinistra sono disposte in maniera asimmetrica (1 2 3 4) e pertanto la velocità delle coppie medio/anulare e medio/mignolo (2 3 2 e 2 4 2) risulterà sempre inferiore rispetto a quella della coppia medio/indice1 (1 2 1). La presa d’atto degli innegabili svantaggi funzionali della mano sinistra derivanti dalla fisiologica debolezza e fragilità della zona ulnare, è di fondamentale importanza per impostare una ricerca approfondita sulle modalità più efficaci per superare con un adeguato addestramento tali limitazioni.

Queste non hanno rappresentato un grave problema per i chitarristi compositori del Sei/Settecento le cui creazioni musicali scaturivano docili sotto la piega più naturale delle loro mani, ovvero l’assetto obliquo radiale (Fig.25) ma, a partire da Sor, il rispetto per le regole di un corretto contrappunto spinto poi fino alle impegnative trascrizioni tarreghiane di Bach e alle opere moderne, non poteva che condurre alla definitiva assunzione di un basilare assetto frontale (Fig.26).

Fig.26 - Assetto

Tale modificazione ha generato, in ambito didattico, un conflitto tra la tradizionale metodologia ottocentesca e una metodologia moderna (di portata ancora pressoché irrilevante) sicché lo studente che nei primi anni di apprendistato venga formato sulla letteratura didattica ottocentesca ancor oggi assiduamente frequentata, riuscirà difficilmente a percorrere un iter formativo graduale, rapido e ininterrotto che possa guidare il suo cammino “dai primi timorosi passi fin alle altezze della perfezione”.

Si tratta dunque di gettare un ponte tra antiche pratiche didattiche valide per un tipo di repertorio classico ormai storicizzato, e pratiche innovative in grado di rispondere alle esigenze di nuovi e più complessi linguaggi musicali. Ciò può avvenire solo se la formazione delle mani viene fatta fin dall’inizio in vista di un repertorio moderno del più alto livello.

Nell’iter programmatico del metodo strutturale la graduale acquisizione di una tecnica moderna solida e funzionale della mano sinistra passa per l’esercizio digitale insistito sull’asse basilare 1— 4, presente inizialmente nelle lezioni melodiche atonali del DOMINIO DELLE CORDE e ulteriormente applicato nelle Scale della Lezione XVII de L’ARTE DELLA MANO DESTRA e negli ESERCIZI DI ARTICOLAZIONE MELODICA.


1 E’ come se un tavolo da ping-pong fosse diviso in due parti di lunghezza differente.