PARTE I
PREMESSA
L’attuale struttura organizzativa della scuola primaria è tale da non permettere di impartire ai ragazzi lezioni individuali di chitarra, per cui è giocoforza ricorrere all’insegnamento collettivo che, pur dettato da ragioni di ordine pratico ed economico, è sorretto d’altro canto, da validissimi criteri pedagogici riscontrabili solo in parte nelle lezioni individuali. Attuabile tanto in fase propedeutica che per la più avanzata formazione chitarristica di base, la lezione collettiva costituisce oltretutto un importante momento di socializzazione nella vita degli allievi: allo spazio chiuso e quasi da confessionale della lezione individuale si sostituisce il luogo aperto dell’incontro e dell’attività gioiosa con i compagni; una palestra nella quale l’emulazione, la competizione, il senso di responsabilità e il corretto rapporto con gli altri possono giocare un ruolo determinante per la formazione dell’individuo.
Quanto all’istruzione musicale, le lezioni collettive non mirate unicamente alla “costruzione” più rapida possibile del solista ma basate principalmente sulla musica d’insieme, consentono all’allievo di avere un approccio analitico al pezzo musicale che, messo in partitura, risulta ben più chiaramente intelligibile del pezzo solistico ermeticamente chiuso nel guscio della sua compiutezza. Accanto a questi innegabili vantaggi, l’insegnamento collettivo della chitarra presenta alcuni aspetti specifici che vale la pena di esaminare.
1 – La disponibilità di strumenti.
A differenza delle scuole di musica, nelle quali gli allievi sono tutti ovviamente provvisti di strumento, le scuole elementari o medie non sempre dispongono di qualche chitarra né, d’altro canto, ai ragazzi che ne possiedono una propria i genitori concedono facilmente di portarla a scuola per svariate e non sempre infondate ragioni. In simili casi solo la provata professionalità dell’insegnante può far decidere la direzione scolastica ad acquistare alcuni strumenti. E’ bene sottolineare come non occorre che tutti gli scolari siano muniti di chitarra, in quanto la musica in classe non si farà con sole chitarre; cinque o sei possono essere sufficienti.
2 – L’accordatura degli strumenti.
Le corde della chitarra, in filo di nailon, tendono ad allentarsi facilmente fino a quando il nodo di fissaggio al ponticello non si è ben stretto ed assestato. Ciò accade soprattutto per le chitarre appena acquistate e accordate per la prima volta. Per avere una rapida stabilizzazione dell’accordatura occorre controllarla e correggerla frequentemente per i primi due/tre giorni[1].
3 – Il controllo della posizione.
Una corretta impostazione del corpo e delle mani è di importanza fondamentale ai fini della potenza e della qualità del suono. La scarsa sonorità della quale si accusa spesso la chitarra è determinata solo dall’insufficienza tecnica della mano destra del suonatore, conseguente quasi sempre ad una cattiva impostazione o all’uso esclusivo del cosiddetto tocco libero. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gli allievi dei corsi collettivi incorrono meno facilmente nei difetti di impostazione in quanto sono continuamente sotto il controllo reciproco e stimolati dallo spirito di emulazione, per cui un solo allievo bene impostato, additato ad esempio, può influire positivamente sul resto del gruppo.
4 – Il metodo di studio.
Poiché nella scuola la chitarra trova il suo impiego più appropriato nella musica d’insieme, il metodo di studio più proficuo è quello improntato sul modello della musica corale e orchestrale: l’esecutore, che suoni o che aspetti di suonare, è costantemente coinvolto nel lavoro di tutto il gruppo del quale si sente componente attivo e responsabile.
Organizzazione di un corso collettivo
Per svolgere con profitto un corso collettivo di chitarra è preferibile che tutti gli alunni di una stessa classe abbiano, anno più, anno meno, la medesima età. E’ comunque consigliabile raggruppare, per evidenti ragioni di maturità fisica e psichica, i ragazzi in tre sezioni didattiche:
I) 6/7 anni;
II) 8/9 anni;
III) 10/11 anni.
Ciò consente una velocità ottimale di svolgimento del programma prevenendo il rischio di “slittamenti” nell’iter di apprendimento fra gli allievi di una stessa sezione. Eventuali deroghe sono ovviamente possibili qualora un bambino presenti una maturità fisica e mentale diversa dalla media caratteristica della sua età. Il numero di allievi per ogni sezione può andare da un minimo di 2 ad un massimo da stabilire secondo l’abilità e l’esperienza dell’insegnante e tenendo conto che oltre un certo limite aumenta notevolmente la percentuale di tempo perso per l’accordatura iniziale degli strumenti, i successivi ritocchi e le interruzioni causate da momenti di distrazione della scolaresca. La durata minima della lezione è di 60 minuti che, detratti i tempi per estrarre, accordare e riporre gli strumenti, si riduce a 45 minuti effettivi[2].
Testi per il corso collettivo
I normali metodi, concepiti in linea di massima per lo studio solistico, possono venire impiegati utilmente solo in minima parte e solo con particolari modalità di applicazione. Per tale ragione si è resa necessaria la creazione di testi didattici con un repertorio specifico a più voci (da 2 a 6) al fine di rendere possibile il coinvolgimento di tutti i componenti dell’insieme, quale che sia il loro numero e il livello di preparazione dei singoli. In relazione alle tre sezioni didattiche sopra citate, tali testi sono così suddivisi:
1) Per la I sezione didattica (6/7 anni):
Tuffarello e Funambolina*; Il gioco della musica* (manuale per l’insegnante, una serie di 14 schede di pronto impiego e 18 schede inedite reperibili in questo sito).
2) Per la II sezione didattica (8/9 anni):
Il primo libro di chitarra**; Il primo quaderno di chiarra**; Facilissimo*; Tutti per uno!*; Tutti in trio*; Estudiantina**;ChitarrAdue*.
3) Per la III sezione didattica (10/11 anni):
L’Ora di chitarra**; Ghiribizzi in prima corda*; MusicAdue** (per flauto dolce e chitarra); La chitarra d’accompagnamento**; Il secondo quaderno di chitarra**[3].
N.B. Il contenuto di ciascun testo non segue un preciso ordine di difficoltà e pertanto, fatta salva l’osservanza della suddivisione indicata per ciascuna delle tre sezioni, spetta all’insegnante scegliere di volta in volta il pezzo o l’esercizio più adeguato. Va sottolineato che tali testi seguono gradualmente e senza soluzione di continuità un unico e ben definito percorso didattico generale volto a guidare quegli allievi che vogliano proseguire negli studi fino al conseguimento di un valido titolo professionale[4].
Metodo di studio
Il metodo di studio più proficuo è quello improntato al modello del canto corale: l’esecutore, che suoni o che sia in attesa di suonare, è continuamente coinvolto nel lavoro di gruppo, sentendosene componente attivo e responsabile.
Per l’apprendimento dei brani a più voci è bene procedere nel seguente modo:
l) A classe intera (affinché tutti conoscano perfettamente ognuna delle voci), lettura della prima voce, poi della seconda, quindi della terza e così via.
2) Suddivisione della classe in gruppi, quante sono le voci del brano da eseguire, e assegnazione di una voce a ciascun gruppo, avendo cura che le singole parti risultino nell’insieme ben equilibrate.
3) Lettura ripetuta del pezzo con lo scambio delle parti precedentemente assegnate, così che ogni gruppo possa essere in grado, a turno, di eseguire ciascuna voce.
Nota finale.
La lezione dovrebbe svolgersi in un clima sereno e cordiale, favorevole tanto al processo di apprendimento quanto allo sviluppo delle relazioni umane. Chi intraprende lo studio di uno strumento musicale è solitamente animato da un entusiasmo che l’insegnante deve a tutti i costi saper mantenere vivo. Niente è più triste che assistere allo spegnersi lento di un “sacro fuoco” e vedere tramutarsi in apatia e rigetto quella che era gioiosa partecipazione. Se manovrata con intelligenza, sensibilità e professionalità, la leva dell’entusiasmo può condurre a risultati insperati.
L’insegnante si ingegnerà per impostare un programma nel quale le difficoltà siano distribuite in maniera graduale, logica e consequenziale, così da non richiedere un esercizio più insistito di quanto la capacità di concentrazione dei ragazzi possa consentire. Non è da sottovalutare, al fine di tenere vivo l’interesse degli allievi, l’utilità di alternare frequentemente esercizi e pezzi effettuando frequenti cambi di testo, e di ritagliare qualche breve spazio per attività distensive[5].
Va da sé, infine, che l’insegnante deve possedere, oltre alla necessaria competenza chitarristica, una spiccata sensibilità che gli consenta di intervenire nella maniera più appropriata nei momenti della lezione psicologicamente più delicati. L’elogio o il rimprovero, l’assegnazione delle varie parti di un brano[6] e finanche la cerimonia stessa dell’accordatura, assumono nel corso collettivo un peso psicologico da non sottovalutare.
Circa le modalità da seguire per accordare rapidamente più strumenti v. M. Storti, Guida allo Studio della Chitarra (Volontè & Co, MB503).
[2] Sulle lezioni collettive: M.Storti, Guida allo studio della chitarra (Volontè &Co) e la tesi di diploma della prof.ssa Emma Gani: Lezione Collettiva di chitarra? Si può!
[3] Edizioni Casa Musicale Eco* e Volontè & Co**.
[4] Per il programma completo e dettagliato, vedasi: M. Storti, SCUOLA DELLA CHITARRA, progetto didattico completo e ragionato per la formazione tecnica e musicale (Volontè & Co).
[5] IL GIOCOLIERE MUSICALE (Volontè&Co) e IL GIOCO MUSICALE DELL’OCA (Inedito).
[6] Si cercherà di evitare per quanto possibile di assegnare sempre la stessa parte ad uno stesso gruppo, per prevenire il costituirsi di inopportune ed antipedagogiche gerarchie.