Il Corso Collettivo (II Parte)

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L’ATENEO DELLA CHITARRA

PIONIERE DEI CORSI COLLETTIVI

Gli anni ’70 vanno ricordati come un periodo di grande risveglio di interesse per la chitarra, risveglio da attribuire sicuramente alla frequente presenza nei cartelloni delle società concertistiche dei nomi di Alirio Diaz, Narciso Yepes, Julian Bream, John Williams e, seppure eccezionalmente, Andrés Segovia.

Numerose richieste di lezioni rimbalzavano da un insegnante all’altro dei pochi che agivano a Milano senza avere possibilità di accoglienza. Di fronte alla deplorevole prospettiva che tale entusiasmo per la chitarra andasse disperso, cominciai a concepire l’idea assolutamente inusuale di organizzare un corso collettivo e mi rivolsi alla direzione della Gioventù Musicale d’Italia, nella persona della sua fondatrice baronessa Dorothy Lanni della Quara, per trovare una sede adeguata a tale scopo. Mi fu offerta la disponibilità della sala delle audizioni nella sede milanese di Corso Vittorio Emanuele n.13, nel pieno centro di Milano, e colà sperimentai, con un gruppo di 15 ragazzi di età compresa fra i 9 e i 12 anni, il primo corso collettivo di chitarra.

Al termine delle 10 lezioni di prova, la baronessa entusiasta dell’esito del saggio nel quale vennero eseguiti diversi brani appositamente creati per l’inesistenza di un repertorio adeguato (pubblicati in seguito nella raccolta “Estudiantina“), consentì al proseguimento dei corsi sotto l’egida della GMI e intitolati “Ateneo della chitarra“. Da un simpatico fumetto pubblicitario ancora in mio possesso, disegnato per l’occasione da un signor Colombo membro dell’ufficio direttivo, si desume che era l’anno 1977.

Corso Collettivo Chitarra - Mauro Storti

I tre anni successivi videro il rapido moltiplicarsi tanto del numero di allievi, giunto oltre il centinaio, che del numero di insegnanti: ben nove dei miei migliori studenti dei corsi superiori. Come si può vedere nella seguente lettera circolare l’organizzazione dei Corsi prevedeva vari ordini di classi composte da un numero variabile di allievi, a partire  da 8 se principianti, per ridursi gradualmente a 2 ai livelli più avanzati.

Senza dilungarmi nella minuta descrizione dei criteri didattici impiegati credo sufficiente sottolineare, per suffragare la loro validità, che non pochi studenti usciti dai corsi collettivi dell’Ateneo giunsero in seguito ad acquisire il diploma di Conservatorio e sono ormai da lungo tempo insegnanti in scuole pubbliche e private.

L’attività dell’ Ateneo proseguì sotto la mia guida fino al 1984 quando, in seguito alla scomparsa della baronessa, la GMI venne a trovarsi in serie difficoltà logistiche.

Il venir meno della disponibilità della sede centrale e il succedersi ravvicinato di tre trasferimenti decentrati causarono la dispersione degli allievi la sua disgregazione.

La notorietà acquisita in Milano dall’Ateneo della chitarra nel corso dei sette anni trascorsi sotto la mia direzione fu conseguenza dell’attività pubblica sponsorizzata dalla Gioventù Musicale ed esercitata in sedi prestigiose, dapprima con i saggi di fine anno e in seguito con veri e propri concerti denominati “Incontri con la chitarra” ed effettuati esclusivamente da allievi o ex allievi dello stesso Ateneo con un repertorio di alta qualità, come attestano i programmi di sala ancora disponibili.

Sospesa ogni attività nel 1984, a seguito di pressanti richieste di ridar vita alla scuola avanzate da Rocco Peruggini e Filippo Michelangeli che dell’Ateneo erano stati allievi, nel 1986 l’attività pubblica della scuola riprese nella sede di via Commenda con la mia collaborazione per gli “Incontri con la chitarra” e per la pubblicazione dei “Quaderni dell’ Ateneo” e continuò fino al 1990 quando, a causa di gravi divergenze di ordine deontologico e didattico volli rompere ogni rapporto con una direzione che, a mio avviso, non rispondeva più agli ideali che ne avevano ispirato la nascita e decretato il successo.

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