TÁRREGA E IL SUO TEMPO
di Carlo Carfagna
La solenne figura di questo personaggio carismatico (ché tale lo ha reso Emilio Pujol nel suo famoso Ensayo biografico [1]) ci è apparsa da sempre convivere con aloni di leggenda ed apprezzamenti contrastanti, tali da alimentare una dicotomia storicocritica sia nella considerazione che nella valutazione del suo operato in generale. Non v’è dubbio peraltro di come la sua figura abbia rappresentato un trait-d’union tra il decadentismo chitarristico di fine Ottocento e la ripresa, o per meglio dire il riavvio, avvenuto nel Novecento, secolo il più ricco di tutti quanto ad avanzamento veloce delle arti e delle scienze.
Liberato oggi dai fardelli che lo vollero, con la stessa intensità, ora “Profeta” e “Sommo Maestro”, ora bieco rappresentante di un Romanticismo deteriore, Tárrega, visto alla luce di un più approfondito e sereno giudizio storico, fu in realtà importante figlio del suo tempo: un grande riformatore, un corretto e attento studioso, un chitarrista compositore. E se i doverosi innesti nell’ambiente popolare spagnolo tardoromantico lo portarono a volte a scadere vistosamente di tono, la sua opera “in toto” lo indica come autore e trascrittore di notevoli capacità ed a tratti di forte ispirazione.
Il suo carattere, il suo amore per l’insegnamento, la sua aspirazione ad una vita tranquilla, gli fecero spesso accantonare l’attività concertistica per dedicarsi alla didattica, alla trascrizione e alla composizione. L’innesto della di lui produzione con la cultura musicale europea (del suo e di altro
tempo) appare in qualche modo essere stato una realtà; e senza mancare di dare i suoi frutti, specie nella scelta delle trascrizioni ed in alcuni fondamenti compositivi. Anche il fiorire delle scuole nazionali, mai abbastanza considerate, ebbe influenza sulla sua opera, cosa questa difficile da smentirsi, almeno valutandone una collocazione quanto più ampia possibile.
La tradizione spagnola fu, del resto, per lui intoccabile ed imprescindibile; anche nei postulati più semplici, così come gli era stata palesata sin dalla giovane età da quel Julián Arcas (1832-1882), suo più anziano ed apprezzatissimo amico (mentore del liutaio Antonio de Torres Jurado), diretto allievo di Dionisio Aguado (1784-1849) ed a sua volta mediatore tra la di lui scuola classica e la posteriore, individuabile come popolar-flamenca. Al contrario poi di quanto avvenne successivamente ad Andrés Segovia (1893- 1987), Tárrega fu pressoché ignorato dal mondo della musica che contava; forse perché troppo chiuso in se stesso, o troppo schivo com’era di contatti importanti e rappresentativi. E di ciò possiamo affermare aver risentito sia l’apprezzamento della
sua figura che la collocazione critica ad essa afferente [2]
1 – Emilio Pujol: TÁRREGA, Ensajo biográfico, Lisbona 1960.
2 – Carfagna-Greci: Chitarra, storia e immagini. Palombi. Roma, 2000.