Francisco Tarrega

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DENIGRAZIONE DELL’OPERA DI TÁRREGA
Carlo Carfagna

A partire dalla prima metà del Novecento, e cioè quasi subito dopo la sua morte, Emilio Pujol l’opera di Tárrega fu soggetta ad una serie inopinata di stroncature ed attacchi verificatisi nell’ambiente non soltanto musicale ma (quel che più importa) anche specificatamente chitarristico; ciò, si badi bene, al di là di ogni considerazione, vuoi storica che di più ampia universalizzazione. Se da una parte infatti, nel considerare il suo operato, sarebbe occorsa subito maggiore accortezza critica, valutando la marginale importanza concessa al suo strumento sia dalle Scuole Nazionali ( che qualche interesse fu giocoforza aver esercitato), sia dall’universalizzazione della sua opera, ciò che avrebbe dovuto imporne la figura se non altro che come presenza comunque rilevante e innovatrice.

Non fu invece così e, al di là del vecchio e nuovo mondo iberico (questo ancora gravitante sotto l’influenza dei suoi ex allievi, primi tra tutti Pujol e Prat), la sua lezione fu malcompresa; passerà la metà del Secolo prima che vengano rivalutate appieno le principali direttive del suo lavoro: didattica, composizione, trascrizione. Denigrare il lavoro tarreghiano (quello stesso che a volte fu esaltato oltre ogni ragionevole limite) era divenuto quasi un vezzo, fortunatamente ridimensionato in tempi più recenti dall’apporto più capace di una critica chitarristica ormai in maggior misura competente e lungimirante.

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