FOGLI D’ALBUM

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FOGLI D’ALBUM

Ad un bravo allievo cui un giorno avevo dato da studiare Granada di Albéniz, domandai se conoscesse il significato del titolo, ma non seppe darmi alcuna risposta. Non so se il suo perplesso silenzio nascondesse il vuoto totale o il segreto conflitto di fronte a quell’enigmatica parola che avrebbe forse potuto fargli pensare alla granata o alla granita. Gli assegnai allora, come compito per la lezione successiva, quello di fare un disegno della Spagna indicandovi le città principali fra le quali, appunto, Granada.

Data la sua giovane età, mi sembrava di non potergli chiedere che dei puri dati geografici, sperando di fornirgli, in tal modo, un semplice stimolo per incrementare in lui quella componente essenziale della conoscenza che è la curiosità. Sarebbe infatti stato eccessivo aspettarsi che, oltre a ciò, Granada gli potesse richiamare alla mente l’architettura moresca o tutto uno squarcio di grande Storia, cose entrambe cariche di forte suggestione estetica ed emotiva.

Si può logicamente ritenere che quando un compositore sceglie un certo titolo per un suo pezzo, non lo faccia mai a caso, anche se è pur vero che talvolta può ricorrere a titoli anodini assolutamente intercambiabili (si pensi a quelli delle Giulianate!) o, come già denunciava Baudelaire a proposito di certi scrittori, a titoli magniloquenti o intriganti anagrammi per stimolare la curiosità dei più ingenui su opere di scarso valore artistico.

Sta di fatto, però, che i numerosi cosiddetti fogli d’album di cui abbonda la letteratura chitarristica sono prodighi di titoli con i quali si potrebbe compilare un piccolo dizionario enciclopedico sulle materie più svariate.

Una prova? Eccola!

Acustica:
Musette; Sesquialtera; fuga nella valle dell’eco; L’organetto di Barberia; La cajita de musica; Sons de Carrilhões.

Antropologia:
Canto di mietitori; Rumores de le caleta; Fête villageoise; Serenata; La stornellatrice; Il fabbro armonioso; Barcarola.

Architettura:
La catedral; Torre bermeja; Recuerdos de la Alhambra; La chiesa russa; Nuraghi; Il vecchio castello.

Botanica:
Aranci in fiore; Myosotis alpestris; Per il sentiero fiorito; Candido giglio; Romance de los pinos; Madroños; Oliveras; Cipressi; Il bianco fiore.
Fantasia: Danza degli Elfi; Favola della nutrice; Capriccio diabolico; Rêverie; Bolle di sapone; Conto dell’Orco.

Storia:
Canción del Emperador; Marcia dei soldati; Ballo del Re Sole; Variazioni su l’Aria “Malbrough”; Il Tamburino; De Antequera sale el Moro.

Geografia: Granada; Sevilla; Asturias; Bourrée d’Auvergne; Suite compostelana; Feste lariane; Suite venezolana; Jota aragonese; Acquarelli padani.

Meteorologia:
Nevicata; Colpo di vento; Otoñales, Canto di primavera; Eisblumen.

Letteratura e Poesia:
La ballata dell’esilio; Remembranza; El testament d’Amelia; Canço del lladre; La mamma; Alba; Notturno; La bambola malata; Làgrima. La bambola nuova; Il funerale della bambola;

Religione:
Preghiera del mattino; Oración; Oremus; Angelus; Vespro; La nit de Nadal; Los Mayos; Getzemani; Dies irae; Procesión; Andante religioso.

Zoologia:
Le papillon; Ballo dell’orso; Rondini; Il cigno: Platero; Anitre in parata; La mosca e l’ippopotamo; Birds;
… e chi più ne ha, più ne metta!

Quale migliore occasione di studio e approfondimento culturale ed artistico per il giovane musicista? E soprattutto, quale esercizio di immaginazione e di educazione sentimentale da porre al servizio di una più consapevole esecuzione musicale! A fronte di un tal notevole catalogo di argomenti e di titoli, gli elementi per creare suggestioni e stati d’animo non mancano e i dieci minuti che l’insegnante può spendere per far riflettere l’allievo sul titolo di un pezzo e sulle ricadute di senso e di qualità che possono arricchire la sua esecuzione non sono di certo da considerarsi tempo perso.

Ma va da sé che “nemo dat quod non habet” e pertanto il buon maestro deve sentire per primo il piacevole dovere di acquisire con lo studio, l’ascolto e le letture, una più profonda cultura estesa al di là della competenza tecnico-strumentale.

Da una analisi approfondita della pagina musicale e del suo ttitolo è possibile desumere, oltre alle note, le più chiare indicazioni sulla sua valenza artistica ed emotiva e dedurne le scelte più appropriate per gestire nella maniera più sensibile ed efficace il tempo, gli accenti, la dinamica, il colore, la velocità e il fraseggio con gli “arnesi” di una tecnica espressiva capace di trasmettere all’ascoltatore il senso chiaro e compiuto di ciò che suona. E’ questo un aspetto dello studio sul quale gli allievi sono troppo raramente chiamati a riflettere giungendo a commettere deplorevoli errori come quello frequente e paradigmatico che riguarda, ad esempio, la velocità di esecuzione dell’ultimo tempo de La Catedral di Barrios.

E’ stupefacente che il “divino” Barrios oltre alla musica conoscesse a tal punto la lingua italiana da prescrivere un titolo come Andante religioso per un brano dal carattere squisitamente organistico e proprio “da cattedrale”, a giudicare dai ripetuti richiami “a eco” di frasi che evocano il suono di certi sorprendenti registri timbrici dei divertimenti organistici. Nella quasi totalità delle esecuzioni che è dato ascoltare, l’Andante diventa Allegro e l’aggettivo Religioso, pregno di sacralità, si tramuta in un forsennato Vertiginoso da fare invidia a qualunque insignificante volo di calabrone.

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