Fernando Sor – Studio Op.6 n.1

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La pratica ideata da Beethoven di frammentare la melodia e distribuirne i segmenti fra i diversi strumenti dell’orchestra, in Sor diventa un nuovo e geniale espediente tecnico per ampliare il ristretto campo armonico-contrappuntistico delle sei corde. Ripreso da Regondi, Tárrega e Llobet e ormai assurto a ingrediente di fondamentale importanza nella tecnica compositiva moderna, tale espediente rimane solitamente celato ad una prima superficiale lettura della pagina scritta che non presenti un particolare segno per differenziare le voci con caratteri tipografici di corpo diversi[1].

Fig.1 – F.Sor - Studio Op.6 n.1. Il tracciato melodico

Se non si può dire che tra le più disparate valutazioni sulla qualità musicale di questo Studio siano prevalenti quelle positive, ciò è da attribuirsi alla rilevante difficoltà di restituirne tutto il raro valore per la mancanza, in primo luogo, di una comprensione chiara della sua complessa struttura formale e, in secondo luogo, per la possibile carenza di un’adeguata tecnica strumentale espressiva dell’esecutore.

Osservando l’andamento della nuda melodia (Fig.1) un primo insolito punto critico si può rilevare nella battuta 6 (e ripetuto alla battuta 14)  dove la melodia fa un balzo di ottava passando dal Mi della quarta corda al Fa della prima.

Nel tratto da battuta 18 a battuta 24 (Fig.2) il canto permane ancora all’acuto ma la loro lunga durata soltanto virtuale risulta frammentata in ottavi che tendono a sfumare nell’evanescenza, permettendo alla linea del basso armonico di prevalere grazie al più mosso ed interessante suo andamento melodico discendente.

Fig.2 - Da battuta 18 a battuta 24 le note portanti della melodia sulla prima.

Per mantenere una chiara e costante udibilità della linea melodica malgrado i vari salti di tessitura, la mano destra è chiamata a svolgere un ruolo di importanza primaria e delicatissima.  Un ben timbrato tocco teso del pollice potrà dare il dovuto rilievo alle note del canto al basso, mentre un lieve tocco libero sarà sufficiente per sostenere la continuità dei bicordi di accompagnamento.

All’inversione della melodia nella battuta 6 e nel lungo tratto dalla battuta 18 alla battuta 24, dovrà ovviamente corrispondere l’inversione della dinamica: i bassi armonici andranno suonati con il pollice in tocco libero, mentre i bicordi andranno realizzati applicando due tipi di tocco simultanei: tocco libero dell’indice sulla seconda corda e tocco teso del medio sulle sole note melodiche della prima corda[2].


[1] F. Sor, 20 Studi . Revisione e diteggiatura di M. Storti (Ed. Casa Musicale Eco).

[2] M. Storti,  L’Arte della mano destra, Lez.VII (Ed. Carisch).