Intervista di Flavio D’Ambra a Mauro Storti.
1 – Biografia | 2 – Il Metodo | 3 – La Produzione | 4 – I Programmi |
5 – La Didattica oggi | 6 – Le “Ecloghe” | 7 – Liuteria | 8 – Il Futuro |
8- IL FUTURO DELLA CHITARRA
Pur essendoci molti chitarristi bravi e preparati, non esiste oggi una figura di rilievo alla Segovia ma ultimamente la Deutsche Grammophon, che rimane una delle più grandi major discografiche per quanto riguarda la musica classica, propone un chitarrista greco che esegue un repertorio per lo più “segoviano”. Non pensa questo sia un segno negativo? E’ come se la chitarra si fosse fossilizzata alla cartolina di com’era ai tempi di Segovia e mancano quelle grandi figure concertistiche di rilievo come Julian Bream che riescono a stimolare compositori di rilievo, quali B.Britten, L.Berkley, W.Walton a scrivere composizioni originali per lo strumento.
Il tecnicismo ha in parte mutato la sensibilità poetica musicale, anche se per fortuna capita ancora di sentire un interprete che ti fa “vibrare”. Sono stato recentemente al Festival di Celano, dove ho sentito una ragazza sarda suonare un Bach in maniera veramente commovente. Forse Segovia oltre ad avere eccezionali doti comunicative aveva il vantaggio di essere pressoché l’unico.
Molti lamentano il fatto che Segovia non abbia stimolato Stravinskij o altri compositori contemporanei a scrivere per chitarra e che lo strumento avrebbe avuto più successo, in ambito musicale, se li avesse suonati nei suoi concerti. Pensiamo però che persino la prima esecuzione Sagra della Primavera venne clamorosamente fischiata! A mio avviso, Segovia è stato estremamente saggio nel gestire la sua figura di interprete e nello scegliere di suonare musica “commovente” che seguisse il gusto dell’epoca.
L’ho sentito per la prima volta al Teatro Nuovo di Milano, un teatro sotterraneo, pieno di tende e assolutamente silenzioso. Eseguì fra l’altro, con una delicatezza estrema, Platero di Mario Castelnuovo-Tedesco; persino nei silenzi ti teneva con il fiato sospeso: aveva qualcosa di veramente magico! Ricordo di essermi guardato intorno, ad un certo punto, perché tanta era l’attenzione del pubblico che avevo l’impressione di essere solo!
E quando alle ore 18.00 dalla vicina chiesa di San Babila giunse il suono flebile delle campane dell’Angelus, sospese l’esecuzione e disse: “Devo fermarmi: non posso lottare con le campane!”. Naturalmente scattò l’applauso, ma lui aveva questa capacità di tenere davvero il pubblico col fiato sospeso. Era mitico e forse solo Tárrega o Miguel Llobet avevano potuto essere come lui. Chi altri c’era? Narciso Yepes? Aveva una tecnica straordinaria, ma era freddo come un frigorifero.
Oggi ci sono dei giovani interessanti, ma bisogna vedere se la loro statura sarà paragonabile ai grandi. Sentivo tempo fa Aniello Desiderio che eseguiva le sonate di D. Scarlatti: la sua bravura ha dell’incredibile, come incredibile è il mio allievo Marco Taio quando suona Bach, ma entrambi non riescono ad avere la stessa capacità comunicativa quando eseguono un brano di carattere espressivo. Molti hanno queste grandi capacità “settoriali” che però non sono sufficienti da sole a decretare la grandezza di un interprete .
Ho la registrazione della Vidovic della Suite BWV 1006 di J.S. Bach quando ha vinto il Certamen Internacional de Guitarra “Francisco Tàrrega” di Benicàssim che mi ha colpito particolarmente. Altre registrazioni però non mi sono piaciute.
Segovia faceva delle cose che gli venivano benissimo e che piacevano al pubblico. Forse è meglio che non abbia suonato Igor Stravinskij o Cyrill Scott perché magari oggi staremmo a fare un altro mestiere.
Pensa che l’editore de “L’ora di chitarra” aveva tra i commessi un anziano violinista, il quale mi raccontò che quando era giovane si era sparsa la voce che un famoso chitarrista spagnolo sarebbe venuto a fare un concerto al conservatorio di Milano. Il nome di Segovia era già famoso e si pensava che avrebbe suonato un repertorio spagnolo con tanto di rasgueados. Invece suonò Bach, Scarlatti e Albéniz. Tutti furono presi dalla meraviglia perché nessuno si aspettava un repertorio simile: era una novità assoluta.
Può capitare, nei concorsi, di premiare un partecipante perché magari ha eseguito benissimo Bach ma se poi lo chiami per un concerto e comincia a suonare cose diverse, come Turina o Villa-Lobos, è una grande delusione. A quel punto ti puoi sentire quasi pentito di averlo premiato!
Negli anni passati ha scritto diversi articoli interessanti sul Blog “Chitarra e dintorni”: continuerà questa attività?
Continuerò sicuramente a collaborare con la signora Titti Esposito e con l’amico e maestro Angelo Barricelli, benemerito promotore del mio metodo sul Blog Chitarra e dintorni con la pubblicazione di articoli e notizie, anche se di recente un mio ex allievo passato all’informatica professionale mi ha proposto di costruirmi un più ampio sito ufficiale già in preparazione; penso di raccogliere, insieme con quelli già pubblicati sul Blog, altri nuovi articoli di vario genere ma sempre incentrati specialmente sulla didattica chitarristica.