Quando avviene che uno studente iscritto ad un cosiddetto “Corso di perfezionamento” riveli problemi di ordine tecnico-musicale tali da rendere pressoché vana ogni speranza di rapido miglioramento, il docente non può far altro, nel poco tempo di cui dispone, che lasciare le cose come stanno o, nel migliore dei casi, cercare di “rattoppare” alla meglio le falle più vistose.
Il metodo, o meglio, il non-metodo seguito da taluni docenti di porgere graziosamente allo studente il magistrale esempio, magari avvolto in fantasiosi quanto nebulosi ragionamenti estetico-filosofici, può risultare estremamente utile per infondere fiduciosa speranza nelle anime titubanti o smarrite, ma essere di scarsa utilità per gli “spiriti privi di luce” (Montaigne) o per le mani semplicemente “imbranate”. Un concreto processo di perfezionamento non può che passare per un’attenta disamina del duplice aspetto degli errori possibili, tenendo presente che occorre distinguere fra errori di natura tecnica ed errori di natura musicale.
Errori del primo tipo sono le note mancate, sporche o sbagliate, le legature inudibili o mal riuscite, i barré strozzati, gli arpeggi stentati, gli accordi dai suoni sbilanciati, i salti di posizione sbagliati, la brutta qualità del suono, ecc.
Errori del secondo tipo sono l’errata articolazione delle frasi, le cadenze sorvolate, le pause ignorate, gli smorzati dimenticati, le commistioni armoniche e timbriche, le dinamiche piatte, i ritmi imprecisi, i tempi inadeguati, gli effetti senza causa, e così via.
La correzione di errori tecnici, derivanti per lo più da modalità di studio superficiali o improntate ad una inefficace gestione delle mani con conseguente limitazione della loro abilità, richiede generalmente tempi lunghi e dunque una lunga e coraggiosa pazienza[1] nel praticare con le appropriate modalità quegli esercizi che un buon maestro deve sapergli consigliare.
Quanto agli errori di natura musicale, la loro correzione può rivelarsi più facile se lo studente, dotato di una buona intelligenza musicale, dispone anche di un’adeguata tecnica espressiva che gli consenta di realizzare con immediatezza quanto il maestro gli suggerisce [2].
[1] “Le cattive abitudini sono sempre una mancanza di coraggio” (Walter Howard).
[2] Sulla tecnica espressiva, v. M.Storti, Trattato di chitarra, Parte VI.